La "tolleranza" prevale sul divieto...

Posted by Laura Raffaeli | Posted in , ,

In questi giorni mi capita spesso di vedere servizi video, in televisione o anche su youtube, con immagini di persone con la sigaretta accesa. Interviste, slide di fotografie, e tutte rigorosamente fatte all'interno di locali chiusi.
Il divieto c'è, il rispetto no.
Proprio oggi la segnalazione di un articolo, diffuso nella mailing list del gruppo "no fumo", Se cede la trincea anti fumo. Si parla di una circolare della presidenza del Consi­glio, secondo la quale erano i titolari dei bar a dover vigilare. Il Consi­glio di Stato ha invece annul­lato quelle disposizioni attua­tive delle norme antifumo. Ora sarà quindi più facile trasgredire, perchè ora sono i clienti stessi a dover chiamare un vigile urbano o un poliziotto per poter far elevare la multa.
Allora, io entro in un posto dove dovrebbe essere vietato fumare. Sento puzza di fumo. Mi lamento con il titolare. Lui alza le spalle....
Ma si può sapere che cosa le fanno a fare le leggi se poi non danno modo di farle rispettare????
Nello stesso articolo c'è anche una dichiarazione di Pannella, l'antiproibizionista per eccellenza, che in questo caso si dichiara sfavorevole alla "tolleranza sul fumo"...
Non ho parole...

Comments (1)

    La soluzione esiste; bisogna solo essere molto decisi. L'ha ricordata Mangiaracina, eccola qui:

    ** No controllo, No conto **

    Niente obbligo di vigilanza antifumo ai titolari dei locali pubblici? Nessun timore, ci pensano i clienti. Il Consiglio di Stato, il tribunale amministrativo di secondo grado, al termine di una lunga battaglia tra i gestori e la pubblica amministrazione, ha emanato la sentenza definitiva sul divieto di fumare nei locali pubblici. I titolari sono esentati dall'obbligo di vigilanza e di intervento nei confronti dei clienti che trasgrediscono il divieto di fumo. La questione degli "sceriffi antifumo" non ammissibili fu sollevata anni fa dalla SILB, la societa' dei titolari dei locali da ballo, che contesto' immediatamente la circolare dell'allora ministro della Salute Girolamo Sirchia perché imponeva loro l'obbligo di richiamare i trasgressori e, se questi risultassero indifferenti al richiamo, di segnalare la cosa ai pubblici ufficiali. I gestori avevano fatto ricorso al TAR del Lazio appigliandosi al fatto che l'obbligo veniva loro imposto non con una legge, come vuole la Costituzione, ma con un semplice atto amministrativo. Il TAR diede ragione a loro. Non si puo' trasformare i gestori in pubblici ufficiali con una circolare. A distanza di cinque anni anche il Consiglio di Stato conferma la sentenza. In questo modo i titolari dei locali non avranno piu' la preoccupazione della sospensione da 3 giorni a 3 mesi della licenza, fino alla revoca, in caso di trasgressione del divieto da parte dei clienti. Qualcuno paventa la messa in crisi del divieto di fumare. Io no. Non abbiamo infatti bisogno di gestori sceriffi, perche' saremo noi clienti a vigilare. Un diritto incontestabile del cliente e' quello di avere garantito, dal gestore di un locale, anche una buona qualita' dell'aria che respira allo stesso modo di un alimento o di un qualsiasi altro servizio. Se il gestore dovesse permettere che un cliente fumi, non siamo obbligati a pagare il conto. Come se ci avessero propinato un cibo avariato. Chiami pure il 113. Il divieto di fumare rimane. A tutti gli effetti. E il gestore non puo' rimanere indifferente davanti a un coglione che se ne frega del rispetto della legge. Siamo o no un Paese che si definisce civile?

    http://salvadanaio.economia.virgilio.it/racconti/divieto-di-fumo-nei-locali-controlli-sospesi.html


    Corte Costituzionale, Sentenza n. 6170/2009, in tema di vigilanza sul divieto di fumo nei locali pubblici. Cons. St., sent. n. 6170/2009, (28-10-2009)
    -> http://www.federalismi.it/ApplMostraDoc.cfm?Artid=14308&edoc=28102009113702.pdf&tit=in%20tema%20di%20vigilanza%20sul%20divieto%20di%20fumo%20nei%20locali%20pubblici